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Un semplicissimo edificio rurale, uno tra le diverse migliaia della nostra campagna veneta. Nulla di particolare, assolutamente nulla.

 

Porte e finestre su un muro, che diventano segni su un foglio, che diventano elementi da ordinare entro una partitura possibile che sia capace di trasformarlo – quell'edificio – in un'architettura. Incorniciando finestre, ristabilendo una simmetria della pianta, creando quella loggia a tre arcate che oggi è solo il velo di un'idea progettuale.

 

Mi bastava relativamente poco, sapendo ciò che serviva fare: per questo Vincenzo Arnaldi, intelligente e ricco aristocratico che aveva già intuito allora chi stavo diventando, mi chiese di iniziare questa ristrutturazione.

 

Lo compresi dopo: sarebbe bastato cominciarla, per elevare strumentalmente il valore dell'immobile senza procedere a completare l'opera. Ma l'idea del mio lavoro, la sua essenza, è lì.

Villa Arnaldi

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